Un lavoro degno del più grande successo non tanto per la sua esimia e squisita interpretazione quanto per la sua magnifica impostazione e per l’ottimo rendimento ottenuto dalla messinscena. Anzi, a tal riguardo, possiamo anche aggiungere che Mario Almiramte è riuscito a dare al lavoro di Alessandro Varaldo quell’austera linea di condotta, che, forse, non avrebbe avuto senza sapiente adattamento, se si pensa che lo schermo è un divoratore terribile di effetti scenici, contro la facile credenza di molti nostri soggettisti inarrivati.